L’emergenza dei disturbi alimentari in fase pandemica

Si è parlato molto della recrudescenza di patologie legate alla psiche durante il periodo di isolamento imposto dalla pandemia.
I disturbi del comportamento alimentare rientrano a pieno titolo tra queste.
Vediamo in tal senso brevemente due casi paradigmatici acuiti dall’imposizione delle restrizioni.
Parliamo di fenomeni preesistenti i quali, senza questo lungo momento di rarefazione dei contatti, avrebbero mantenuto i soggetti in uno stato di compensazione.
Emma si è laureata da poco.
Durante i mesi di chiusura, ha preso, con stupore, coscienza di un corpo che non riconosce più come suo, assai dimagrito e in amenorrea.
Il suo fisico assottigliato le fa enigma, la sorprende e la turba e la porta di fronte a questa consapevolezza: ho perso il controllo del mio fisico.
É tipico di individui con chiari tratti ossessivi, dediti al controllo spasmodico delle variabili della vita, perdere di vista questioni legate al peso e all’alimentazione, trascurando cali ponderali significativi e altri segnali che il corpo fornisce.
Questa modalità, se portata all’estremo, può condurre a forme di isolamento e restrizioni assai difficili da vincere.
Questi soggetti  sono tra quelli che più hanno patito il periodo del ritiro forzato, intrappolati in una corazza  chiusa, già predisposti a rimandare sine die l’incontro con l’altro.

Il tempo pandemico ha segnato una fenditura nel muro dell’anoressia, attraverso il quale  sono filtrati quelli che Battiato chiamava ‘segnali di vita’ portandola a riflettere sulla deriva della sua vita e sull’isolamento che in questi anni si è autoinflitta.

Mario è da sempre assiduo frequentatore di palestre e cultore del fitness.
Viene licenziato non appena la sua  ditta subisce le restrizioni imposte dal governo.
Sono 19 i chilogrammi svaniti in circa 90 giorni di solitudine.
Nel viso scarnificato, l’espressione della bocca perde espressività, le gambe sono talmente fragili che fatica a salire le scale che portano allo studio senza utilizzare un appoggio. Risalta il costato ormai totalmente scarnificato comprovato da un BMI terrificante.
Nel periodo del covid  conosce, tramite il web, un sedicente ‘personal trainer’, figura ambigua e senza scrupoli il quale, pur intuendo la sua fragilità, gli somministra  piani di allenamento sfiancanti inducendolo a perdere ancora peso. In quest’ultimo periodo di solitudine forzata, disoccupato e chiuso in casa, questa nefasta figura si è inserita profittando della sua innata tendenza a farsi oggetto dell’ Altro, propinando da remoto i suoi programmi di dimagrimento personalizzati nonché rigide tabelle di allenamento.

La chiusura imposta ex lege dal Governo dunque ha acuito non già un disturbo alimentare tout court, quanto uno stato severo di preesistente dipendenza dall’altro, sfociato in un assottigliamento pericolosamente vicino alla consunzione.
Abbiamo in questo caso un versante masochista molto accentuato, inteso come tendenza ad appaltare all’altro la propria volontà, ma ancor più forte e decisivo per la diagnosi un esame di realtà totalmente inefficace e cieco.
Dunque due casi di disturbi alimentari non generati, ma acuiti dalle restrizione che il covid ha imposto.
Casi che, senza le limitazioni contenute nei diversi dpcm che hanno scansionato questa triste primavera, sarebbero forse rimasti silenti e compensati, indirizzando le vite dei due protagonisti  su binari differenti, meno traumatici.
  • I casi qua descritti, rappresentano un paradigma di trattamento, e non portano ad identificare alcun paziente, essendo le storie, i dati anagrafici, geografici e le vicissitudini descritte, modificate per garantirne la privacy ed il percorso clinico.