I disturbi alimentari in tempo pandemico – Esempio clinico 1

Il racconto di un caso di disturbo del comportamento alimentare acuito in fase pandemica.

Molto si è parlato della recrudescenza, nonché dello scatenamento ex novo, di patologie legate alla psiche durante il periodo di isolamento imposto collettivamente dalla pandemia.
Slatentizzare, acuire, spogliare ed aggravare sono le giuste parole che danno la cifra di questo tempo, clinicamente parlando. Fenomeni preesistenti che senza questo lungo momento di rarefazione dei contatti avrebbero mantenuto i soggetti in uno stato di rodata compensazione.

Emma si è da poco laureata in farmacia e si appresta ad esercitare. Durante i mesi di chiusura ha preso, con stupore, coscienza di un corpo che non riconosce più come suo, assai dimagrito e in amenorrea. La collega
nutrizionista che la vede per prima, segnala un bmi di 16,7 , dato che ella porta con una certa preoccupazione unitamente ad una serie di esami del sangue che la preoccupano. Il suo fisico dimagrito le fa enigma, la sorprende e la turba, pur arrivando a questa consapevolezza non tanto dall’auto osservazione, quanto dall’esame professionale dei suoi referti medici.

Un soggetto con chiari tratti ossessivi, dedito al controllo delle variabili della vita, quasi totalmente chiusa ai rapporti sociali, fatta eccezione per i colleghi distudio e un paio di amici che, provenendo dall’infanzia, hanno retto nel tempo. Non ha mai avuto legami amorosi, salvo qualche attrazione per un ragazzo col quale, dopo averne attentatamene valutato le sue avances, le dava la quasi certezza che non l’avrebbe desiderata a sufficienza, scegliendo dunque la non percorribilità dell’esporsi in quanto troppo rischioso.

L’amore per lei non può essere romanticamente regolato da variabili, ma deve rispondere a precisi criteri che diano garanzia di non cadere nel vuoto, da qui la sua solitudine sentimentale. Appaiono tratti tipici dell’armatura ossessiva: il controllo e la necessità di essere domandato prima di osare qualsiasi passo; condizione questa che, se portata all’estremo, può condurre a forme di isolamento e restrizione assai difficili da vincere.

‘E’ stata una scelta che rifarebbe? ‘ chiedo relativamente all’occasione lasciata cadere col ragazzo.
‘Oggi forse no. Forse’.

Controllo spasmodico delle variabili, ricerca di un Altro che dia garanzia assoluta di accoglienza sono il plinto sul quale ha edificato questo corpo magro che oggi non vuole più. Da sempre prima della classe Emma è stata abituata ad essere interpellata per le sue doti, il suo sapere e le sue indubbie capacità intellettive. Dentro a questa corazza si è chiusa ed avvitata, rimandando sine die l’incontro con l’altro inteso come amore, sesso, e qualsiasi interscambio che travalicasse le nozioni medico farmaceutiche.
Se da un lato il non essersi accorta del deperimento del suo corpo deve allarmare, inducendo a sondare la sua capacità di sperimentare un solido principio di realtà, è altrettanto vero che ella entra in seduta angosciata per aver dedotto dai dati che predilige, quelli medico scientifici, che il suo fisico stava deperendo oltremisura.
Ho pensato ad una suggestione tratta dalla cinematografia, in particolare quando il dottor John Nash, protagonista del film ‘ A beautiful mind’, deduce che la ragazzina
che lo segue è un allucinazione attraverso l’analisi dei dati bio-medici della stessa, arrivando alla conclusione : ‘ non cresce mai, dunque non può essere reale’.

Prevale oggi il suo stupore e il suo spavento che hanno, forse per la prima volta, incrinato le certezze di chi è abituato a processare la vita usando parametri quantificabili. Possiamo in questo caso dunque sbilanciarci verso una struttura di tipo nevrotico. Altri fattori che possono validare questa strada, e dunque far ritenere plausibile una sua guarigione, sono gli effetti dirompenti che i segnali dal mondo hanno sortito su di lei.

Queste le sue parole: ‘ in questi tre mesi (riferendosi al tempo di chiusura da covid) ho ampliato le misure governative, e mi sono resa conto che qualcosa mi manca. Gli altri si sono visti, hanno fatto progetti di vacanza. Una mia amica del cuore ha annunciato che si sposerà. Io invece mi sono ritrovata ad essere una macchina che si guida da sola ma ho perso la meta.

Il tempo pandemico ha segnato una fenditura nel muro anoressico, attraverso il quale sono filtrati quelli che Battiato chiamava ‘segnali di vita’ eccedenti il solo binomio studio-casa, portandola a riflettere sulla deriva della sua vita e sull’ isolamento che in questi anni si è autoinflitta. Tuttavia non sarò schiavo obbediente delle prime idee, delle iniziali sensazioni diagnostiche, pronto a sorprendermi e a mutare orizzonte qualora le parole del soggetto in questione diano una sterzata alla quale non ero preparato.
La suggestione della diagnosi totipotente, fissata la quale l’orizzonte tutto deve muoversi secondo coordinate prestabilite, è quell’errore che il clinico deve sapere evitare.

*(i dati anagrafici , geografici e qualunque segno che possa ricondurre al riconscimento sono paludati secondo le vigenti leggi sulla privacy)